EMIL M.CIORAN

FILOSOFIA E PROSTITUZIONE
Il filosofo, disgustato dai sistemi e dalle superstizioni, ma ancora perseverante sulle strade del mondo, dovrebbe imitare il pirronismo da marciapiede che manifesta la creatura meno dogmatica: la prostituta. Lei che è distaccata da tutto e aperta a tutto; che sposa l'umore e le idee del cliente; che cambia tono e faccia a seconda dell'occasione; che è pronta a essere triste o gaia, pur restando indifferente; che prodiga sospiri per interesse commerciale; che rivolge al godimento sincero di colui che le sta addosso uno sguardo illuminato e falso - propone allo spirito un modello di comportamento che rivaleggia con quello dei saggi. Essere senza convinzioni riguardo agli uomini e a se stessi: questo è l'alto insegnamento della prostituzione, accademia ambulante di lucidità, al margine della società come della filosofia. «Tutto quello che so, l'ho imparato dalle donne di strada» dovrebbe esclamare il pensatore che accetta tutto e rifiuta tutto, quando, seguendo il loro esempio, si è specializzato nel sorriso stanco, quando gli uomini non sono per lui nient'altro che clienti, e i marciapiedi del mondo il mercato dove vende la sua amarezza, così come le sue compagne vendono il loro corpo.
da Sommario di decomposizione



